Dizionario delle Parole che Non Esistono

Il Dizionario è in continua evoluzione e subirà spesso aggiunte, rimozioni e correzioni.

Contenuto comprimibile

Introduzione

Il linguaggio si è creato seguendo un tracciato evolutivo dove il caso, insieme alla selezione, ha giocato un ruolo fondamentale.

Il meccanismo è efficiente localmente, ma è cieco a grandi cambiamenti. Questo significa che è possibile che una piccola variazione tempo fa avrebbe portato a un linguaggio molto diverso oggi, magari più efficiente, però ormai irraggiungibile.

Quindi, ci sono delle parole che si trovano solo in questo linguaggio parallelo, e che non esistono nel nostro. Però, ci sono.

Questo Dizionario raccoglie le Parole che Non Esistono ma che Sarebbero Potute Esistere. Se mai diventeranno Parola che Si Usano, non sta a noi deciderlo.

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A 200 parole verrà prodotta la prima edizione del Dizionario

  • abbastanco [ab-ba-stàn-co]

    agg.

    Avente un grado medio di stanchezza.

    Esempi: "Sono abbastanca, riesco a stare ancora un'ora poi vado".
  • acchioppare [ac-chiop-pà-re]

    ver.

    Essere investiti o colpiti da una macchina a velocità bassa.

    Esempi: "Ieri mentre attraversavo la strada sono stato acchioppato da un suv"; "Una macchina mi ha acchioppato mentre stava uscendo dal parcheggio".
  • acquabordare [ac-qua-bor-dà-re]

    ver.

    Riempire un bicchiere fino all'orlo e goliardicamente bere cercando di non rovesciarne il contenuto.

    Esempi: "Ti sfido ad acquabordare della birra"; "Ho provato ad acquabordare e ora sono tutto bagnato".
  • affabiato [af-fa-bià-to]

    agg.m. (pl. -ti)

    Irritato o arrabbiato a causa della fame.

    Esempi: "Mangio qualcosa e poi ne parliamo, adesso sono troppo affabbiato."
  • alghei [al-ghè-i]

    s.m.

    Dolore causato dallo scoppiare di un brufolo.

    Esempi: "L'alghei è stato così forte che mi sono pentito di averlo schiacchiato".
  • alisod [a-li-sòd]

    s.f.

    Sensazione di essere in debito con qualcuno senza averne motivo.

    Esempi: "È tutta la mattina che sento un'alisod, ora penso ad altro e spero che passi".
  • allaquare [al-la-quà-re]

    ver.

    Essere una persona alta 1 metro e 37 e vivere in una casa di 40m².

    Esempi: "Io allaquo qui"; "Anna allaqua nella casa della nonna".
  • alorap [à-lo-rap]

    s.f.

    Il corrispondente, letto al contrario, di qualunque parola.

    Esempi: "L’alorap di casa è asac; "L’arolap di Dario è Oirad".
  • ambisinistro [am-bi-si-nì-stro]

    agg. m. (f. -a, pl. -i)

    Persona inabile o maldestra con entrambe le mani.

    Esempi: "Non faccio nessuno sport, sono ambisinistro", "La maestro mi ha sgridato per la grafia ma non è colpa mia, sono ambisinistro".
  • anapolico [a-na-pò-li-co]

    s.m. (f. ca, pl. -ci)

    Persona avversa alla tecnologia e, in generale, a qualunque forma di progresso scientifico-tecnologico

    Esempi: "Spiegarglielo non serve a nulla, è del tutto anapolico".
  • anemorare [a-ne-mo-rà-re]

    ver.

    Dimenticare la sigaretta accesa e lasciare che si consumi da sola mentre si fa altro.

    Esempi: "Sono nervoso perché ho anemorato l'ultima sigaretta del pacchetto."
  • aprole [à-pro-le]

    s. (pl. -li)

    Persona o animale che non ha figli.

  • asciugoma [a-sciu-gò-ma]

    s.f. (pl. -e)

    Porzione di terreno che rimane asciutta dopo la pioggia a causa della presenza di una macchina.

    Esempi: "Durante la festa è piovuto molto e quando gli ospiti se ne sono andati il parcheggio era pieno di asciugome".
  • asentitire [a-sen-ti-tì-re]

    ver.

    Tapparsi e stapparsi l'orecchio con le dita.

    Esempi: "Ho un fastidio nell'orecchio, è da un'ora che continuo a asentitire".
  • aue [à-ue]

    s.m. (pl. -i)

    Parte del coltello non tagliente opposta alla lama.

    Esempi: "Mi è caduto il coltello sul dito ma per fortuna dalla parte dell'aue".
  • babappare [ba-bap-pà-re]

    ver.

    Il modo di parlare quando si ha il raffreddore.

    Esempi: "A Novembre ho sempre il raffreddore e babappo un sacco";
    "Ho il raffreddore e ho dovuto dare un esame babappando".
  • babbiare [bab-bià-re]

    ver.

    Svolgere compiti di poca importanza mentre qualcun altro è impegnato in funzioni più urgenti che richiederebbero ausilio.

    Esempi: "Smettila di babbíare e dammi una mano".
  • bantale [ban-tà-le]

    s.m. (pl. -i)

    Allarme a corda tipicamente presente nei bagni, che se tirato produce un suono d'emergenza.

    Esempi: "Da piccolo ero solito appendermi al bantale e facevo impazzire i miei genitori".
  • besmo [bè-smo]

    s.m. (pl -i)

    Movimento non intenzionale durante la fase di addormentamento.

    Esempi: "Ho avuto un besmo così forte che quasi cadevo dal letto".
  • bevuttata [be-vut-tà-ta]

    s.f.

    Atto di bere un'intera bottiglia d'acqua o di altre bevande senza interruzioni.

    Esempi: "Non si poteva portare la bottiglietta allo stadio così Davide si è fatto una bevuttata".
  • birocca [bi-ròc-ca]

    s.f. (pl -che)

    Penna scarica.

    Esempi: "Mi sono ritrovato con una birocca nel mezzo dell'esame".
  • brecchio [bréc-chio]

    s.m. (pl. -chi)

    Pellicola di alluminio usata per chiudere i vasetti di yougurt

    Esempi: "Se mangi lo yogurt non lasciare il brecchio in giro".
  • breghetto [bre-ghét-to]

    ver.

    Ritardo temporale di piccola entità.

    Esempi: "Non ho fatto ritardo, è solo un breghetto!".
  • brituglia [bri-tù-glia]

    s.f. (pl. -glie)

    Vegetazione che cresce tra le fessure del cemento.

    Esempi: "Quella casa è abbandonata da tanto, guarda quanta brituglia"; "Il mio cane si ferma sempre ad annusare la brituglia lungo la strada".
  • calsmo [càl-smo]

    s.m. (pl. -i)

    Spasmo o brivido dovuto all'entrata in un letto dalle coperte fredde.

    Esempi: "Il letto è comodo, ma è tanto freddo che ogni volta che ci entro ho un calsmo."
  • catecontore [ca-te-còn-to-re]

    s.m. (pl. -ri)

    Pulsante o manopola che permette di inclinare lo schienale di sedie, poltrone, divani o sedili reclinabili.

    Esempi: "Il catecontore della poltrona è rotto”; “Dove si trova il catecontore della poltrona?”.
  • cellino [cel-lì-no]

    s.m. (pl. -i)

    Segnataglie per grucce, tipicamente colorato e rotondo.

    Esempi: "La commessa non mi ha tolto il cellino".
  • ceppinare [cep-pi-nà-re]

    ver.

    Sostare sedendosi a terra in maniera ripetuta e continuativa nel tempo e nello spazio.

    Esempi: "È stato quasi impossibile raggiungere il rifugio perché Antonio ha ceppinato lungo tutto il tragitto"; "Ho davvero male ai piedi, va bene se ceppiniamo un attimo?".
  • ceregalese [ce-re-ga-lé-se]

    s.m. (pl. -i)

    Persona che mangia abitualmente i cereali.

    Esempi: "Hai fatto la spesa? Lo sai che sono un ceregalese"; "Ho comprato quattro pacchi di cereale, in famiglia siamo tutti ceregalesi".
  • cicchiere [cic-chié-re]

    ver.

    Bicchiere di plastica con una piccola quantità d'acqua adibito a posacenere.

    Esempi: "Ho messo fuori un cicchiere per chi vuole fumare".
  • cioffare [ciof-fà-re]

    ver.

    Tentare di prendere un oggetto caduto a terra ma senza riuscirci, dovendo piegarsi nuovamente

    Esempi: "Stavo raccogliendo la mia penna ma ho cioffato"; "Marco cioffò la matita".
  • cioviscare [cio-vis-cà-re]

    ver.

    Dondolare le gambe, senza incontrare ostacoli, mentre si è seduti su una superficie elevata.

    Esempi: "A Gardaland, finita la giostra, tutti cioviscano"; "Mi è caduta la scarpa dall'altura mentre stavo cioviscando".
  • cirolo [cì-ro-lo]

    s.m. (pl. -i)

    Anello di plastica a cui è attaccato il tappo della bottiglia.

    Esempi: "Con le nuove bottigliette il tappo non si stacca più dal cirolo".
  • criire [cri-ì-re]

    ver.

    Staccare la linguetta da una lattina.

    Esempi: "Conosco un gioco per criire la lattina", "Criendo la lattina mi sono tagliato".
  • crunghiare [crun-ghià-re]

    ver.

    Effettuare una croce con l'unghia su una puntura di zanzara.

    Esempi: "Questa puntura continua a prudermi malgrado l'abbia crunghiata"; "Se continua a prudere prova a crunghiarla".
  • crusapologia [cru-sa-po-lo-gì-a]

    s.f.

    Tendenza di una persona a fare smodato e spesso scorretto uso di modi di dire legati all'oro, come "Non è tutto oro ciò che luccica" riferito a ogni tipo di modo di dire.

    Esempi: "Matteo è insopportabile a causa della sua crusapologia", "Non voglio passare per crusapolgico, ma è stato come trovare una gallina dalle uova d'oro".
  • cucinschiare [cu-cin-schià-re]

    ver.

    Cucinare per ore un piatto che poi fa schifo.

    Esempi: "Ho sprecato il pomeriggio a cucinschiare".
  • cupote [cu-pò-te]

    s.m. e f. (pl. -i)

    Figlio o figlia del cugino o della cugina.

    Esempi: "Geraldina è mia cupote, figlia di mia cugina Gesualda".
  • desubare [de-su-bà-re]

    ver.

    Riempire a metà.

    Esempi: "Vado un attimo a desumare la brocca"; "Mi desubi la ciotola di noccioline?".
  • diminuzzare [di-mi-nuz-zà-re]

    ver.

    Tagliare i capelli troppo corti rispetto al volere originale.

    Esempi: "Il barbiere mi ha diminuzzato i capelli".
  • disforto [dis-fòr-to]

    s.m.

    Sensazione di sconforto che si prova quando nel tentativo di rimediare rimedio a un danno se ne crea un altro.

    Esempi: "Sta mattina ero preso dal disforto: mi si è rovesciato il latte sul tavolo e mentre pulivo ho fatto cadere la tazza che si è frantumata".
  • disloquire [di-slo-quì-re]

    ver.

    Parlare con una persona con l'unico scopo di confutare la sua tesi.

    Esempi: "Giorgio e Anna sono ancora là a disloquire", "Ha detto una cosa inaccettabile e sono andato da lui a disloquire".
  • dispestoria [di-spes-stò-ria]

    s.f. (pl. -ie)

    Storia Instagram pubblicata col solo scopo di ottenere una risposta da una persona specifica.

    Esempi: "Hai visto cos'ha pubblicato Aldo? È chiaramente una dispestoria per Chiara".
  • disquintare [di-squin-tà-re]

    ver.

    Mancare un batticinque, volontariamente o involontariamente.

    Esempi: "Volevo battergli il cinque, ma ci siamo disquintati"; "Smettila di disquintarmi per scherzo!".
  • dus dus [dùs dùs]

    s.m.

    Erogatore a pressione o a molla per saponi liquidi.

    Esempi: "Quando vai fare la spesa compra il sapone col dus dus che è più comodo."
  • duvilire [du-vi-lì-re]

    ver.

    Passare il polpastrello su una zona dove si sente prurito per evitare di grattarsi.

    Esempi: "Non duvilirlo, è peggio."
  • eclimio [e-clì-mio]

    s.m.

    Momento in cui si diventa consapevoli del cambiamento di temperatura dovuto al cambio di stagione nonostante non coincida con l'inizio della stagione stessa.

    Esempi: "Solo stamattina ho sentito l’eclimio d’inverno nonostante sia gennaio inoltrato".
  • egergonimia [e-ger-go-ni-mì-a]

    s.f.

    Situazione in cui un individuo ha lo stesso nome di una celebrità, a volte causando situazioni di disagio.

    Esempi: "Ha appena prenotato un tavolo Francesco Totti, ma era un egergonimo"; "Pensavano tutti fosse Vasco Rossi, ma era solo un caso di egergonimia".
  • emolare [e-mo-là-re]

    ver.

    Fare delle considerazioni profonde in un momento di solitudine o tristezza che in momenti normali non si farebbero.

    Esempi: "Carlo è stato lasciato e ha emolato sulla vita tutta la sera"; "Ha iniziato a piovere fortissimo e ho emolato un sacco".
  • entrantri [en-tràn-tri]

    pro. pl. m. (f. -e)

    Tutti e tre.

    Esempi: "Ci sono anche i tuoi genitori? Nessun problema, quello che ho portato va bene per entrantri."
  • ergenaglia [er-ge-nà-glia]

    s.f.

    Disappunto provato quando ci si sveglia prima che suoni la sveglia ma ci si rende conto che suonerà comunque dopo poco tempo.

    Esempi: "Non mi sono goduto il risveglio a causa dell'ergenaglia proprio dieci minuti prima della sveglia."
  • ertipile [er-tì-pi-le]

    s.m. (pl.-li)

    Qualsiasi oggetto di uso pubblico funzionale alla cura e all’utilizzo della città.

    Esempi: "Sono stato in quel parco, era pieno di ertipili!"; "Lampioni, panchine, cestini… abbiamo tutti gli ertipili che vi possano servire.", "Il mio ertipile preferito è la fontanella".
  • essittare [es-sit-tà-re]

    ver.

    Compiere il gesto abituale di aggiustare gli occhiali in un momento in cui si indossano le lenti a contatto.

    Esempi: "Ero teso e ho essittato due volte davanti al prof, che figuraccia".
  • fagocitamnesi [fa-go-ci-tam-né-si]

    s.f.

    Amnesia riguardo a ciò che si è mangiato il giorno prima.

    Esempi: "Cos'hai mangiato ieri sera? Non te lo so dire, ho un attacco di fagocitamnesi"
  • famesvanza [fa-me-svàn-za]

    s.f.

    Sensazione di sazietà provata dopo aver avuto fame a lungo ma non aver mangiato niente.

    Esempi: "Prima stavo morendo di fame, ma ora famesvanza".
  • feralgia [fe-ral-gì-a]

    s.f.

    Emozione provata nell'immaginare che nel futuro si proverà nostalgia per il momento presente.

    Esempi: "In quel momento ero pieno di feralgia"; "Non riesco a godermi questa giornata a causa della feralgia".
  • filoniuge [fi-lò-niu-ge]

    s.m. (pl. -i)

    Amico con cui si è stabilito un accordo di matrimonio entro una determinata età, nel caso in cui entrambi siano ancora senza partner.

    Esempi: "Marco è il mio filonuige da quando abbiamo 16 anni".
  • fiubbolo [fiùb-bo-lo]

    s.m.

    Breve folata di vento fresco che per un momento fa scordare tutti i problemi.

    Esempi: "Ieri mentre attraversavo la strada sono stato acchioppato da un suv"; "Una macchina mi ha acchioppato mentre stava uscendo dal parcheggio".
  • flomanescente [flo-ma-ne-scén-te]

    agg.

    Soggetto a movimento ondulatorio causato dal vento o altre correnti d'aria.

    Esempi: "Quando è atterrato l'elicottero, l'erba era flomanescente", "La vista della prateria flomanescente è magica".
  • fotogianno [fo-to-giàn-no]

    s.m.

    Raggio di luce solare che filtra attraverso una porzione di cielo non coperta da nubi in una giornata parzialmente nuvolosa.

    Esempi: "Il pittore ha arricchito il suo quadro grazie all’aggiunta di qualche fotogianno."
  • fragostare [fra-go-stà-re]

    ver.

    Emettere o generare un rumore forte per il solo gusto di farlo.

    Esempi: "Adoro fragostare, i miei amici non mettono più bottiglie sul tavolo perché ogni tanto ci do un pugno tanto per fare".
  • friffa [frìf-fa]

    s.f. (pl. -le)

    Striscia di polvere che rimane sotto alla paletta quando si cerca di raccoglierla con un scopa.

    Esempi: "Hai un'altra paletta? Questa lascia un sacco di friffa".
  • frugo [frù-go]

    s.m. (pl. -ghi)

    Figura che appare nel campo visivo dopo aver guardato una fonte di luce e poi distolto lo sguardo da essa.

    Esempi: "Non riesco ancora a leggere, ho un fruco che non passa"; "Non fissare la lampada, o ti rimarrà un fruco enorme".
  • frusfolio [fru-sfo-lì-o]

    s.m. (pl. -ii)

    Rumore causato dalle pagine sfogliate molto velocemente.

    Esempi: "Prima dell'interrogazione c'era un frusfolio incredibile".
  • fufuffare [fu-fuf-fà-re]

    ver.

    Parlare a bassa voce simulando il grido in situazioni in cui non è possibile elevare il tono.

    Esempi: "Smettila di fufurrare, non c'è bisogno di essere arrabbiati"; "Ne parliamo dopo, non ho voglia di dover fufurrare."
  • fuorcalzo [fuor-càl-zo]

    s.m. (pl. -gni)

    Sensazione di disagio causata dall'avere un buco nel calzino che fa fuoriuscire un dito.

    Esempi: "Devo cambiarmi, non sopporto più il fuorcalzo".
  • furiazzo [fu-riàz-zo]

    s.m. (pl. -zi)

    Disagio avvertito quando si è testimoni di un confronto verbale acceso tra due persone, in cui una esprime rabbia o frustrazione urlando contro l'altra.

    Esempi: "Oggi il mio capo ha sgridato Matilde: poverina... io ero completamente furiazzato".
  • gasseria [gas-se-rì-a]

    s.f. (pl.-e)

    Lacrima generata dall'assunzione di una bevanda gassata. Solitamente usato al plurale.

    Esempi: "La soda era buona, ma mi ha riempito gli occhi di gasserie".
  • gesare [ge-sà-re]

    ver.

    Fingere di essere allergici a un alimento sgradito per evitare di assumerlo.

    Esempi: "Franco mi ha detto che era allergico alla zucca, ma secondo me stava gesando".
  • giunfo [giùn-fo]

    agg.

    Essere feriti emotivamente senza darlo a vedere.

    Esempi: "Marco non me la racconta giusta, è chiaramente giunfo"; "Se hai un amico giunfo devi capire se e come preferisca aprirsi".
  • gnagio [gnà-gio]

    s.m.

    Sensazione di disagio provata quando si sente che c'è qualcosa che non va ma non si capisce cos'è che non vada.

    Esempi: "Non riuscivo a tranquillizzarmi, c'era troppo gnagio".
  • illunire [il-lu-nì-re]

    ver.

    Muovere la testa in orizzontale. In Italia indica un segno di negazione.

    Esempi: Gli ho chiesto se volesse qualcosa ma ha illunito.
  • imbanzio [im-bàn-zio]

    s.m.

    Situazione di imbarazzo causato dal silenzio.

    Esempi: "Ho preso l'ascensore con il vicino e c'era un imbanzio tremendo"; "Sono uscito con Maria e a un certo punto sono caduto in un imbanzio terribile".
  • imbarbettare [im-bar-bet-tà-re]

    ver.

    Distribuire una pietanza sul piatto in modo che si raffreddi.

    Esempi: "Ho imbarbettato il risotto appena me l'hai versato"; "Troppo caldo? Imbarbettalo e aspetta un attimo".
  • incimpare [in-cim-pà-re]

    ver.

    Avviare con convinzione un ragionamento o un discorso senza però riuscire a portarlo a termine in maniera sensata.

    Esempi: "Era proprio quello che volevo dire prima di incimpare"; "Non dovevi interrompermi, così ho incimpato di nuovo".
  • indrumire [in-dru-mì-re]

    ver.

    Subire una deformazione o deterioramento, in seguito a bagnatura e successiva asciugatura, che provoca la perdita dell’aspetto, consistenza o colore originale, soprattutto riferito a materiali come carta o cartone.

    Esempi: "Il vecchio quaderno si è indrumito dopo essere stato lasciato sotto la pioggia"; "La pioggia e il sole hanno finito per indrumire completamente il legno della barca abbandonata."
  • insatollare [in-sa-tol-là-re]

    ver.

    Costringere qualcuno a mangiare tanto, anche contro la sua volontà.

    Esempi: "Ogni volta che vado a cena da lui mi insatolla;" "Oggi ho poca fame, per favore non insatollarmi".
  • intruttare [in-trut-tà-re]

    ver.

    Ruttare internamente senza fare rumore.

    Esempi: "Ho appena intruttato, menomale che nessuno se n'è accorto"; "Maria ha intruttato, si capisce".
  • inzippato [in-zip-pà-to]

    agg.

    Munito di zip che si inceppa regolarmente a causa del stoffa interna.

    Esempi: "Devo cambiare la giacca, la mia è inzippata"; "Ho rotto la cerniera della borsa perché era inzippata e ho tirato con troppa forza".
  • ioffa [iòf-fa]

    s.f.

    Briciola di cibo che si incastra nella cavità dei molari causando fastidio.

    Esempi: "Mi passi lo stuzzicadenti che ho una ioffa nei denti?".
  • iruffire [i-ruf-fì-re]

    ver.

    Lamentarsi dei prezzi di alcuni articoli all'estero.

    Esempi: "Siamo andati a Londra e lui ha passato le giornate a iruffire davanti ai negozi".
  • jete [jé-te]

    s.f.

    Voglia di Jagermeister.

    Esempi: "Spero da Luca ci sia da bere perché ho una jete incredibile"; "Quanto manca? Ho jete, voglio ordinare un bicchiere".
  • labadù [la-ba-dù]

    s.m.

    Sensazione di quando cominci ad ascoltare qualcuno con interesse, ma ti accorgi un momento dopo che non sta dicendo cose interessanti, anzi, ti stai anche rompendo le balle ma ormai hai quella posa, e l'interlocutore cresce, il discorso si fa più intenso, ma continua a non essere per nulla interessante, e tu indossi un abito, ti senti un altro, hai piccole scosse dissocianti, vorresti andartene ma non puoi, liquidi con frasi di circostanza che potrebbero non bastare.

    Esempi: "Ti interessava davvero o sei finito in labaù?"
  • lamurare [la-mu-rà-re]

    ver.

    Ridere quando ci si concentra sul non ridere.

    Esempi: "Al funerale ho fatto una figuraccia, mi guardavano tutti e ho lamurato".
  • lentovare [len-to-và-re]

    ver.

    Indossare gli occhiali da vista di qualcun altro per provarli.

    Esempi: "Ho comprato dei nuovi occhiali, tutti mi chiedono di lentovare."
  • lettare [let-tà-re]

    ver.

    Stare sdraiati su un letto, divano o simili senza fare nulla di rilevante ma senza dormire.

    Esempi: "Ho lettato un po' prima di uscire a fare la spesa"; "Scusami se non ho risposto, stavo lettando."
  • lettinatura [let-ti-na-tù-ra]

    s.f.

    Capigliatura causata dalla pressione dei capelli sui cuscini durante la notte.

    Esempi: "Questa mattina non ho pettinato i capelli, avevo già un ottima lettinatura"; "Ti eri addormentato vero? Hai una lettinatura evidente".
  • lumosia [lu-mo-sì-a]

    s.f.

    Gioia di vedere altre persone stare bene insieme. Contrario di gelosia.

    Esempi: "Ho presentato Antonio alle mie amiche e ha parlato a lungo con loro, sono stata lumosa tutta la sera".
  • macchiello [mac-chièl-lo]

    s.m. (pl. -i)

    Macchia su un muro posizionata troppo in alto per poterla pulire che viene considerata parte dell'arredo.

    Esempi: "Quel macchiello era già qui quando siamo arrivati".
  • malsciugato [mal-sciu-gà-to]

    agg.

    Non completamente asciugato.

    Esempi: "Dovevi lasciare il telo di più al sole, è malsciugato".
  • mancipesco [man-ci-pés-co]

    s.m. (pl. -chi)

    Scherzo in cui si tocca la spalla opposta di una persona con l'obiettivo di farla voltare dalla parte sbagliata.

    Esempi: "Mi sembra assurdo che ancora trovi divertenti di manipeschi".
  • mantata [man-tà-ta]

    s.f. (pl. -e)

    Volume di liquido contenibile in una mano.

    Esempi: "C'era una fontana, ho bevuto due mantate d'acqua".
  • maragnare [ma-ra-gnà-re]

    ver.

    Lamentarsi della propria situazione nonostante sia migliore di quella delle persone con cui si sta parlando.

    Esempi: "Carlo si sta maragnando con noi da tutta mattina"; "Domenico ha preso 7 alla verifica e si sta maragnando con Paola".
  • marambare [ma-ram-bà-re]

    ver.

    Dimenticarsi di mangiare perché troppo impegnati a ballare.

    Esempi: "Ieri mi sono sentito male perché ho marambato".
  • melcia [mèl-cia]

    s.f. (pl. -ce)

    Goccia che scende lungo il braccio mentre si mangia un pezzo di anguria.

    Esempi: "Asciugati il braccio che hai una melcia".
  • morbedio [mor-bè-dio]

    s.m. (pl. -di)

    Cuscinetto che si trova sulle sedie di legno per rendere la seduta più morbida.

    Esempi: "Ho rotto il morbedio della sedia a capotavola".
  • mercobaleno [mer-co-ba-lé-no]

    s.m. (pl. -i)

    Arcobaleno che si manifesta di mercoledì.

    Esempi: "Oggi c'è un bellissimo mercobaleno"; "Tutti a fare foto agli arcobaleni, ma ti assicuro che un mercobaleno è tutta un'altra cosa".
  • mergliare [mer-glià-re]

    ver.

    Essere indecisi se salutare o meno una persona che non si vede da molto tempo.

    Esempi: "Oggi ho incontrato Paolo delle medie, sul momento ho mergliato perché non sapevo se mi avrebbe riconosciuto".
  • mislinare [mi-sli-nà-re]

    ver.

    Azione istintiva, data dall'abitudine di utilizzare dispositivi digitali, di cliccare sul tasto "Cancella" quando si fa un errore nonostante si stia utilizzando carta e penna.

    Esempi: "Quando disegno ormai sono abituato alla tavoletta grafica, sul foglio mi capita spesso di mislinare".
  • molcetta [mol-cét-ta]

    s.f.

    Il miscuglio di residui di cibo e che si accumula sul fondo del lavello.

    Esempi: "Quando finisci di lavare i piatti, ricordati di togliere la molcetta"; "Poche cose mi fanno più ribrezzo della molcetta".
  • mubbione [mub-biò-ne]

    s.m.

    Disagio provocato dall'incertezza di avere caccole visibili agli altri.

    Esempi: ""Questo raffreddore mi dà mubbione"; "Gli sguardi circospetti dei miei interlocutori hanno fatto sorgere in me del mubbione".
  • oblivicu [o-blì-vi-cu]

    s.m.

    Sensazione di dimenticarsi il motivo per cui si è entrati in una stanza.

    Esempi: "Sono entrato in cucina e ho avuto un oblivicu, poi mi sono ricordato che cercavo le forbici".
  • olare [o-là-re]

    ver.

    Dimenticare qualcosa aperto.

    Esempi: "Hai olato la marmellata e ha attirato le formiche".
  • oraligno [o-ra-lì-gno]

    s.m. (pl. -gni)

    Linee che separano le doghe di legno del parquet.

    Esempi: "Pulisci bene negli oraligni che si incastra la polvere".
  • paleggo [pa-lég-go]

    s.m. (pl. -gi)

    Cibo o condimento pensato per essere messo su una fetta di pane.

    Esempi: "Facciamo le bruschette? Ho vari paleggi".
  • paltaffio [pal-tàf-fio]

    s.m.

    Gesto di portare una mano sul viso in seguito frustrazione o incredulità.

    Esempi: "L'ho visto fare un paltaffio, mi sa che Sara gli ha detto la verità".
  • parelto [pa-rél-to]

    s.m. (pl. -i)

    Ultimo pezzo di cibo rimasto in un piatto condiviso.

    Esempi: "Qualcuno vuole mangiare il parelto di pizza?"; "Io non ho più fame, prendi pure il parelto".
  • pastola [pà-sto-la]

    s.f. (pl. -le)

    Singola unità di pasta.

    Esempi: "Mentre scolavo la pasta una pastola é caduto fuori dal piatto e ha macchiato la tovaglia di sugo", "Nel sacchetto delle penne rigate ho trovato due pastole di forma diversa"
  • pavana [pa-và-na]

    s.f. (pl. -e)

    Oggetto esteticamente bello ma inutile nella pratica.

    Esempi: "Non comprare niente in quel negozio, ci sono solo pavane".
  • pepitio [pe-ti-tì-o]

    s.m.

    Piacere improvviso e inatteso provato quando, rovistando in una giacca o altro capo d'abbigliamento non indossato da tempo, si trovano inaspettatamente soldi o piccoli oggetti di valore dimenticati.

    Esempi: "Sono in preda al pepitio, ho trovato 40€ nel giaccone!"
  • persazione [per-sa-ziò-ne]

    s.f. (pl. -i)

    Sentimento di amarezza causato dal non essere riusciti a calciare una pietra nella direzione in cui si sta camminando.

    Esempi: "Ho sbagliato a calciare il sasso e sono in preda alla persazione".
  • petiparato [pe-ti-pa-rà-to]

    agg.

    Pronto per richiedere o ordinare qualcosa dopo aver consultato un catalogo o un menù.

    Esempi: "Siete petiparati?"; "Quando arriva il cameriere? Dovrebbe capirlo che sono petiparato."
  • pilleme [pil-lé-me]

    s.m. (pl. -mi)

    Goccia di gelato sciolto che scende lungo il cono e/o sulla mano.

    Esempi: "Hai un pilleme sul dito", "Muoviti a mangiarlo, è già pieno di pillemi."
  • pitaftione [pi-taf-tiò-ne]

    s.m. (pl. -i)

    Animale di cui non si conosce il nome o non si ha voglia di ricordarlo.

    Esempi: "Oddio hai un pitaftione sul collo, che schifo!"; "Stavo parlando con il mio amico e ho visto passare velocissimo un pitaftione in aria. Non ho idea di cosa potesse essere".
  • ploppo [plòp-po]

    s.m. (pl. -pi)

    Rotolo di tessuto adiposo visibile nella ragione addominale delle persone sovrappeso.

    Esempi: "Quest’estate sono dimagrito molto, non mi rimane neanche più un ploppo sulla pancia!"
  • pogna [pò-gna]

    s.f. (pl. -gne)

    Parte del biscotto che si stacca quando lo si tiene troppo a lungo in una bevanda calda.

    Esempi: "Passami un cucchiaio, devo pescare la pogna."
  • postoffio [pos-tòf-fio]

    s.m.

    Sentimento di frustrazione derivante dalla scoperta di un mestiere, ideale per le proprie capacità o passioni, che non è più praticabile perché diventato illegale, desueto o scomparso.

    Esempi: "Vogliamo parlare del gladiatore? Che postoffio!".
  • pseudonire [pseu-do-nì-re]

    ver.

    Annuire al discorso dell’interlocutore nonostante non lo si sia capito.

    Esempi: "Faccio fatica a comprendere Mario, ma pseudonisco sempre per non offenderlo."
  • pualso [pu-àl-so]

    s.m. (pl. -i)

    Caratteristico passo bizzaro eseguito quando si tenta di aggiustarsi i pantaloni mentre si cammina.

    Esempi: "Marco dovrebbe comprarsi una cintura, non può continuamente fare pualsi".
  • purchio [pùr-chio]

    s.m. (pl. -chi)

    Calzino spaiato.

    Esempi: "In fondo alla lavatrice è rimasto un purchio".
  • quaterpenna [qua-ter-pén-na]

    s.f. (pl. -e)

    Penna che ha a disposizione quattro cartucce di colore diverso in un'unica struttura.

    Esempi: "Ho preso una quaterpinna così non devo cercare ogni volta quella rossa nell'astuccio".
  • quarticolare [quar-ti-co-là-re]

    ver.

    Vagare senza meta in una città o quartiere, semplicemente per esplorare la zona o passare il tempo.

    Esempi: "Alessandro stava quarticolando nella città in cui si era appena trasferito"; "Prima del volo avevamo un'ora libera e abbiamo quarticolato nei dintorni".
  • rabbievolezza [rab-bie-vo-léz-za]

    s.f. (pl. -e)

    Sensazione in seguito all'aver provato rabbia verso un altro guidatore per poi scoprire che era un anziano che genera tenerezza.

    Esempi: "Scusate ho fatto tardi per un anziano che andava a 25, che rabbievolezza".
  • renta [rén-ta]

    s.f. (pl. -e)

    Rotella dell'accendino.

    Esempi: "Ho comprato questo accendino ieri e si è già rotta la renta".
  • riciuncanto [ri-ciun-cà-to]

    agg.m. (pl. -ti)

    In stato di mollezza e flaccidità a causa dell'esposizione all'aria o del passaggio del tempo. Utilizzato per cibi come biscotti o patatine.

    Esempi: "Hai lasciato il pacco dei biscotti aperto e ora sono tutti riciuncati."
  • risonnare [ri-son-nà-re]

    ver.

    Svegliarsi in seguito a una sveglia e poi riaddormentarsi svegliandosi più tardi.

    Esempi: "Ogni mattina non posso fare a meno di risonnare per altri dieci minuti".
  • rolto [ròl-to]

    s.m. (pl. -ti)

    Rotolo di cartone che rimane una volta terminata la carta igienica.

    Esempi: "Non puoi lasciare solo il rolto, quando finisci la carta igienica devi cambiarla!"
  • sagherare [sa-ghe-rà-re]

    ver.

    Tentare ripetutamente di avvitare una vite spanata.

    Esempi: "Ho finito le viti buone e ho dovuto sagherare tutto il pomeriggio".
  • savignolo [sa-vì-gno-lo]

    s.m. (pl. -li)

    Rivolo di saliva che si forma sul cuscino quando ci si sveglia da un pisolino.

    Esempi: "Lo so che ti eri addormentato, hai anche lasciato un savignolo".
  • sbioncata [sbion-cà-ta]

    s.f.

    Sudata al termine di un periodo di febbre, che costringe a spogliarsi per raffreddarsi.

    Esempi: "Mi sono tolto la coperta perché ho avuto una sbioncata incredibile".
  • sburbo [sbùr-bo]

    s.m.

    Vomiticchio che sale in concomitanza a un rutto.

    Esempi: "Dopo che ho ruttato un po' di sburbo mi ha lasciato un brutto gusto in gola".
  • scaggiare [scag-già-re]

    ver.

    Momento di dubbio di quando non si sa se devi fare la cacca o scorreggiare.

    Esempi: "Nel dubbio vado in bagno che sto scaggiando".
  • scartagno [scar-tà-gno]

    s.m. (pl. -gni)

    Frammento di carta che rimane attaccata a un oggetto in seguito al tentativo di rimuovere un adesivo dalla sua superficie.

    Esempi: "Ho tolto l'etichetta dal quaderno ma ha lasciato uno scartagno"; "Hai un consiglio su come togliere lo scartagno dalla lampada?"
  • scascare [sca-scà-re]

    ver.

    Rimuovere il casco o togliere le banane dal loro casco.

    Esempi: "Scascati quando scendi dalla moto"; "Prima di essere messe nelle casse apposite, le banane vanno scascate."
  • sciarare [scia-rà-re]

    ver.

    Fare interventi o domande inutili al fine di farsi notare.

    Esempi: "Quello in prima fila ha sciarato per tutta la lezione, è insopportabile"; "A volte ho paura di fare domande perché gli altri potrebbero pensare che sto sciarando".
  • scirecchiare [sci-rec-chià-re]

    ver.

    Chiedere all'interlocutore di ripetere ciò che ha detto nonostante si siano capite le sue parole.

    Esempi: "Quando Mario scirecchia mi dà sui nervi, devo ripetere ciò che dico e ricevo una risposta prima della fine della frase."
  • scrulo [scrù-lo]

    s.m. (f. -a, pl. -i)

    Persona per cui si prova antipatia e repulsione ma con la quale si deve intrattenere un rapporto professionale e/o diplomatico.

    Esempi: "Sto lavorando ad un progetto universitario con una mia amica e due scrule"; "È uno scrulo, non ci parliamo fuori dall'ufficio."
  • sdrompennata [sdrom-pen-nà-ta]

    s.f. (pl. -e)

    Movimento di un mezzo a due ruote in cui la ruota posteriore si alza dal suolo. Opposto di impennata.

    Esempi: "Ho frenato all'improvviso e ho sdrompennato".
  • sfarfugnare [sfar-fu-gnà-re]

    ver.

    Mangiare qualcosa di nascosto.

    Esempi: "Cosa stai facendo? Non starai mica sfarfugnando la torta?".
  • sfarratare [sfar-ra-tà-re]

    ver.

    Espellere una bevanda gasata dal naso, tipicamente quando viene ingerita troppo velocemente o da una posizione non consona.

    Esempi: "Bevve la birra tanto velocemente da sfarratarla tutta sulla sua maglia"; "Mi capita di sfarratare la Pepsi dal naso quando tossisco mentre bevo."
  • sfringio [sfrìn-gio]

    s.m. (pl. -gi)

    Parte di tessuto dei pantaloni, solitamente jeans, che finisce sotto le scarpe quando si cammina.

    Esempi: "Ho comprato i pantaloni di una taglia in più,ora ho gli sfringi sotto le scarpe"; "Domani vado a farmi accorciare i pantaloni, non sopporto più questi sfringi".
  • sgarbella [sgar-bèl-la]

    s.f. (pl. -le)

    Caccole o crosticine che si formano la mattina sull’occhio.

    Esempi: "Hai una sgarbella, vai un attimo a lavarti".
  • sgriscignio [sgri-sci-gnì-o]

    s.m.

    Suono causato dallo sfregamento dei polpastrelli sulla superficie di un palloncino gonfio.

    Esempi: "Smettila con quello sgiscignio, mi fa innervosire".
  • sguaccera [sguàc-ce-ra]

    s.f. (pl. -e)

    Deiezione animale secca esternamente ma ancora fresca all'interno.

    Esempi: "Ieri in montagna ho pestato una sguaccera di mucca e mi sono sporcato la scarpa".
  • smanare [sma-nà-re]

    ver.

    Togliere accidentalmente la maniglia da un anta nel tentativo di aprirla o chiuderla.

    Esempi: "Ho smanato e per poco non sono caduto a terra!"
  • smarivenza [sma-ri-vén-za]

    s.f. (pl. -e)

    Sensazione di aver dimenticato qualcosa in
    un luogo ora irraggiungibile, senza poterlo verificare.

    Esempi: "Questa smarivenza non mi dà pace, penso che la maglietta sia in palestra"; "È inutile provare smarivenza, controllerai domani".
  • snartipilo [snar-ti-pì-lo]

    s.m.

    Sensazione di fastidio conseguente ad uno starnuto che si interrompe all'ultimo momento.

  • sniffizzo [snif-fìz-zo]

    s.m. (pl. -zi)

    Goccia di saliva espulsa durante un eloquio concitato.

    Esempi: "Era così arrabbiato che mi ha riempito di sniffizzi mentre parlava!".
  • snittire [snit-tì-re]

    ver.

    Gesto di stizza descritto da un movimento secco della testa diretto verso l'alto che può concludersi chiudendo gli occhi, inarcando le sopracciglia e/o sollevando il naso.

    Esempi: "Data la sua inadempienza le ho ricordato quali fossero i sui compiti; lei, di tutta risposta, ha snittito e se ne è andata".
  • sniulo [sniù-lo]

    agg.m. (f. -la, pl.m. -li, pl.f.-le)

    Poco profondo in senso spaziale.

    Esempi: "Sono caduto in una pozzanghera, ma per fortuna era sniula", "Il mare era bello e sniulo".
  • snoffare [snof-fà-re]

    ver.

    Ridere espellendo l'aria dal naso senza una fragorosa risata

    Esempi: "Luigi ha snoffato alla mia battuta".
  • snominare [sno-mi-nà-re]

    ver.

    Dimenticare il nome di una persona che si è appena presentata.

    Esempi: "Ho conosciuto un nuovo collega ma ho subito snominato".
  • somnerazione [som-ne-ra-ziò-ne]

    s.f.

    Sentimento di dispiacere e frustrazione nel pensare di aver potuto avere dei sogni geniali ma esserseli dimenticati subito.

    Esempi: "Mi sono appena svegliato, e non sai che somnerazione; magari entro sera potevo essere ricco".
  • sordantiere [sor-dan-tié-re]

    s.m. (pl. -ri)

    Persona che parla sempre con un tono di voce più alto del necessario.

    Esempi: "Non riesco a stargli vicino a tavola, Paolo è un gran sordantiere".
  • sparcheggiare [spar-cheg-già-re]

    ver.

    Uscire dal parcheggio.

    Esempi: "Tempo di sparcheggiare e arrivo"; "Secondo me ci stai, ma sparcheggiare sarà un incubo"; "Ho segnato la macchina sparcheggiando."
  • sparolire [spa-ro-lì-re]

    ver.

    Rimanere senza parole.

    Esempi: "Vedendo come sei cambiato sono sparolito”; "Mi ha dato la notizia e sono sparolito".
  • spegnetto [spe-gnét-to]

    s.m. (pl. -ti)

    Piccola luce rossa delle TV o di altri dispositivi elettronici che indica la loro accensione, il loro stato di stand-by o il loro spegnimento.

    Esempi: "Non hai cliccato bene, non vedi che lo spegnetto non lampeggia?"; "Se lo spegnetto è fisso vuol dire che la radio è spenta."
  • spocosciuto [spo-co-sciù-to]

    s.m. (pl. -ti)

    Persona che si conosce ma non abbastanza da salutarla per strada.

    Esempi: "C'era anche Marco, ma siamo solo spocoscienti e non gli ho detto niente".
  • sprullicare [sprul-li-cà-re]

    ver.

    Frugare rumorosamente e senza successo all'interno di una borsa o cassetto, cercando qualcosa che sembra sempre sfuggire di mano.

    Esempi: "Cosa stai cercando? Sono 20 minuti che sprullichi in quello zaino!"
  • spufolio [spu-fo-lì-o]

    s.m.

    Suono prodotto dall'esplosione di una bolla di sapone.

    Esempi: "Soffia altre bolle, adoro ascoltare il loro spufolio".
  • sonnuresi [son-nu-ré-si]

    s.f.

    Sensazione che si prova quando si è troppo stanchi per andare in bagno e si ha troppo bisogno di andare in bagno per addormentarsi.

    Esempi: "Ieri ho fatto tardi combattendo la sonnuresi".
  • sternulio [ster-nu-lì-o]

    s.m. (pl. -lii)

    Piccolo starnuto emesso dai cani quando vogliono giocare.

    Esempi: "Toby è troppo carino quando fa gli sternulii".
  • struffare [stru-fà-re]

    ver.

    Rubare in modo disinvolto e noncurante cibo/bevande venduti a prezzi esorbitanti in luoghi affollati.

    Esempi: "Prima in autogrill ho stufato questa bottiglia d’acqua"; "2€ una barretta? Mi sa che va stufata".
  • sussullare [sus-sul-là-re]

    ver.

    Leggere a bassa voce.

    Esempi: "Mi dà fastidio se mi sussulli accanto"; "A volte mentre leggo mi trovo a sussullare senza accorgermene".
  • sveglianzo [sve-gliàn-zo]

    agg.

    Persona che dimostra un comportamento scontroso, irritabile e/o silenzioso subito dopo il risveglio.

    Esempi: "Meglio aspettare a parlargli, è alquanto sveglianzo al momento".
  • svrunzo [svrùn-zo]

    s.m. (pl. -i)

    Valuta estera di provenienza non meglio precisata, usata generalmente quando non se ne ricorda il vero nome.

    Esempi: "Ho comprato questo bellissimo kimono per solo tremila svrunzi, riesci a crederci?”.
  • tatog [ta-tòg]

    s.m.

    Escrescenza mobile della chiusura a zip, che talvolta svolge, assieme alla parte centrale, funzione di blocco. Spesso utilizzata per fini ornamenali

    Esempi: "Hai visto quella felpa con la zip? Ha un tatog enorme".
  • telesviare [te-le-svià-re]

    ver.

    Fingere di usare il telefono per evitare l'interazione con qualcuno.

    Esempi: "Oggi ho visto la mia ex per strada; ho telesviato per non salutarla."
  • tetraparrotto [te-tra-par-ròt-to]

    s.m. (pl. -ti)

    Collezionista di pappagalli, da quattro in su.

    Esempi: "Mio zio è un tetrapparrotto, quando vado a casa sua mi diverto tantissimo".
  • trallocare [tral-lo-cà-re]

    ver.

    Passare inconsciamente da un’attività a un’altra mentre si sta parlando.

    Esempi: "Ogni mattina non posso fare a meno di risonnare per altri dieci minuti".
  • trangato [tran-gà-to]

    agg.m. (pl. -i)

    Infastidito a causa di vestiti, borse o zaini che a fine giornata sono opprimenti.

    Esempi: "Non vedo l'ora di cambiarmi, sono veramente trangato."
  • treptina [trep-tì-na]

    s.f. (pl. -e)

    Insieme di 37 elementi.

    Esempi: "Non sapevo quanti fossimo, ho preso una treptina di bottiglie"; "Ti richiamo tra una treptina di giorni".
  • tresso [très-so]

    s.m. (pl. -si)

    Truciolo lasciato dalla gomma da cancellare dopo e durante l’utilizzo. Solitamente usato
    al plurale.

    Esempi: "Le bidelle avranno molti tressi da tirare su", "Questa gomma lascia moltissimi tressi".
  • trimezzare [tri-mez-zà-re]

    ver.

    Dividere qualcosa in tre parti uguali.

    Esempi: "Me lo puoi trimezzare per favore?".
  • trunciare [trun-cià-re]

    ver.

    Utilizzare un albero per grattarsi un punto della schiena altrimenti irraggiungibile.

    Esempi: "Hai visto un albero? Devo trunciarmi"; "Facevo finta di stare appoggiato all'albero ma mi stavo trunciando".
  • ualo [u-à-lo]

    s.m. (pl. -i)

    Sensazione piacevole provata al culmine di uno stiracchiamento.

    Esempi: "Mentre mi stiravo ho sentito un grande grande ualo".
  • ubruzio [u-brù-zio]

    s.m. (pl. -zi)

    Ustione sotto la pianta del piede causata dall'aver camminato sulla sabbia molto calda.

    Esempi: "Sono arrivato in spiaggia all'una e mi sono ubruziato tutti i piedi nel raggiungere l'ombrellone"; "Ho un ubruzio fastidiosissimo al piede destro".
  • verchiello [ver-chièl-lo]

    s.m. (pl. -i)

    Macchia lasciata dal bicchiere quando entra in contatto con la superficie del tavolo. Spesso di forma circolare.

    Esempi: "Metti il sotto bicchiere altrimenti lascerai un verchiello sul tavolo."
  • veritare [ve-ri-tà-re]

    ver.

    Dire la verità. Contrario di "mentire".

    Esempi: "Sono sicuro che lui abbia veritato"; "Sii onesto e vèrita."
  • vestimula [ves-ti-mù-la]

    s.f.

    Catasta di vestiti che si ammassano su una sedia.

    Esempi: "Devi mettere a posto la vestimula in camera tua"; "Quella felpa l'ho messa ieri, sarà da qualche parte nella vestimula".
  • virdileo [vir-di-lé-o]

    agg. (pl. -i)

    Verde chiaro. Analogo dell'azzurro rispetto al blu.

    Esempi: "I germogli si riconoscono per il loro colore virdileo".
  • zanzato [zan-zà-to]

    agg.

    Con un gusto causato dall'ingerimento di un insetto come un moscerino.

    Esempi: "Stavo andando in bici e mi è entrato qualcosa in bocca, ora l'ho tutta zanzata".
  • zenga [zén-ga]

    s.f. (pl. -ghe)

    Riga impressa nella pelle dopo esser stati sdraiati, seduti o piegati a lungo.

    Esempi: "Sono stato tutto il giorno sul lettino, quando sono tornato a casa ero pieno di zenghe sulla spalla".
  • zerdo [zèr-do]

    s.m. (pl. -i)

    Urlo silenzioso, spesso causato da frustrazione.

    Esempi: "In ufficio ho tirato un zerdo dopo che la mia mail era stata cancellata per errore".
  • zumbero [zum-bé-ro]

    s.m. (pl. -ri)

    Situazione in cui due persone si incontrano e per evitarsi si muovono entrambe nella
    stessa direzione, rendendo impossibile il passaggio l’uno dell’altro.

    Esempi: Ho appena avuto uno zumbero col vicino.