Ciò che immaginiamo è diverso da ciò che è reale. In un qualche senso, ciò che immaginiamo non può essere reale. Questo crea un problema nel momento della trasmissione. Se per spiegarti che cos'è uno stinco posso indicartelo, o se per spiegarti come fare una torta posso mostrartelo, come posso trasmetterti un'immaginazione?
Dal punto di vista teorico, trasmettere un'immaginazione non significa farti capire cosa mi sono immaginato, ma fartelo immaginare. L'immaginazione non si trova nel mondo "reale" ma nel mondo "della mente". La differenza è quella del raccontarti che gusto ha una torta rispetto al fartela mangiare.
La tecnica di base potrebbe sembrare di fare la torta e farla mangiare all'altra persona. Riguardo all'immaginazione, si tratta di portare nella realtà l'immaginazione, così da ricrearla all'interno della mente di chi la vive nella realtà. Ad esempio, posso far vivere agli altri la mia immaginazione di un film che parla di palle da biliardo parlanti effettivamente creando quel film.
C'è però un modo più sottile, e che meglio si adatta alle immaginazioni più pure. Perché l'immaginazione pura non è mai precisa. Se lo fosse, potrebbe essere reale, ma se lo diventa perde il suo tono immaginifico, che sta nella sfocatura. Il nostro cervello riempie i buchi di conoscenza senza che noi sappiamo realmente cosa ci metta dentro, usando una sorta di filler immaginifico che rende l'immaginazione molto meglio di qualsiasi cosa si possa incontrare o ricreare nella realtà.
Nel caso quindi dell'immaginazione pura, è possibile ricreare l'immaginazione nella mente di un terzo senza passare per il mondo reale, creando invece un ponte tra le due immaginazioni. La questione è: serve davvero che qualcosa sia reale per sembrare tale?
Torno a ripetere che la chiave sta nel fatto che niente di realmente reale potrà mai essere paragonabile all'immaginazione. E qualcosa che sembra reale? A quel punto, l'avvicinamento all'immaginazione è possibile. Perché qualcosa può essere mostrato come reale solo nella misura in cui questo non rompe l'azione del filler immaginifico nella mente di chi osserva la "messinscena". Di fatto, noi non stiamo trasferendo l'immaginazione nel reale e sperando che qualcuno la riporti dal reale all'immaginazione; offriamo anzi una visione che sembra reale curata ad arte per seguire i ritmi (e i vuoti) dell'immaginazione. Si può dire che, utilizzando il linguaggio immaginifico invece di quello reale (ovvero di costruirlo concretamente), possiamo far risuonare l'immaginazione di chi lo ascolta, senza che l'immaginazione si proietti veramente nella realtà.
Ricapitolando, un modo più preciso per trasferire l'immaginazione non è renderla reale, ma farti credere che lo sia. Di fatto, sarai tu a convincertene, e te ne convincerai nel mondo in cui la tua immaginazione ricostruirà un'immagine che di fatto non ti è mai stata offerta. L'unica cosa che hai avuto davanti è stata una scala a pioli.
Si crea così una trasmissione dell'immaginazione pura, che evita di passare per l'inghippo della realtà, che in nessun modo potrà mai contenerla.