Supponi che io ti dica che ti abbia preso una penna. Ti incontro e ti dico "Ti ho comprato una penna". Poi comincio a descriverla, dicendoti che è la penna perfetta. Tu te ne convinci, e in qualche modo la immagini. Se ti chiedessi di descriverla, non sapresti farlo con precisione, ma in qualche modo la immagini lo stesso. Poi ti do la penna. E' veramente una bella penna. Ma non è una penna perfetta.
Supponi però che io non ti dia la penna. Anzi, supponi che non sia affatto vero che ti abbia preso una penna. L'ho inventata. Faccio finta di cercarla e ti dico che l'ho lasciata a casa, che te la darò più avanti. Neanche questo è vero. A questo punto: com'è la penna? In qualche modo, è ancora perfetta. Proprio per il fatto che non esiste, o che è finta, è esattamente quello che è.
Se la realtà è intrinsecamente indescrivibile con precisione, la finzione lo è, e proprio perché è finta la descrizione è corretta. Il gioco è impari e si basa sul fatto che la descrizione di una finzione non è veramente completa, ma è autocompletata da colui che ricrea la finzione nella sua mente. Quindi sembra completa, quando in realtà non lo è. Ma il punto è che quella descrizione è corretta. Lo è fintanto che è finta. Fintanto che è finta, la finzione è l'unica cosa vera. Una penna perfetta che non esiste è veramente una penna perfetta.
Quando diventa reale, qualsiasi cosa diventa falsa.