Perché ricordiamo il passato ma non il futuro?

Questa è una domanda buffa che mi ha sempre affascinato. L’ho sempre tenuta come gioco mentale da portarmi dietro, ma ultimamente ho affrontato più intimamente la questione.

Innanzitutto: la domanda in sé ha risposta ovvia. A dire la verità non così ovvia se uno volesse farla in modo esatto, ma nel parlare è chiaro: ricordiamo il passato perché è già avvenuto, mentre il futuro no.

La domanda è buffa perché in realtà gioca con il significato delle sue parole.

Il senso comune di ricordare è infatti già intimamente legato al passato. Alcune definizioni dai dizionari online:

Richiamare alla propria memoria; Quindi, avere presente nella memoria

Treccani

Conservare nella memoria, rammentare

Dizionario Oxford

È da notare che all’interno di ricordare c’è già il passato. Conservare, richiamare alla memoria intendono qualcosa che è già stato e teniamo con noi.

Quindi la domanda, con quella definizione di ricordare, è già risolta. È come chiedere: Perché quel cappotto giallo è giallo ma non rosso?

La domanda, però, è interessante. Senza analizzarla fa cliccare qualcosa nella mente. Questo è dovuto da come è posta. La struttura Perché… ma non… fa intendere che ci sia qualcosa di nascosto, quasi una truffa che viene finalmente svelata.

In parte può essere vero, e un senso pratico si può trovare dietro alla domanda, ma richiede innanzitutto di cambiare il significato di ricordare. Senza questo, abbiamo visto, non ha alcun senso rispondere diversamente dal: perché il passato è già accaduto e il futuro no, che potrà anche essere vero ma non è molto utile.

Quindi, spostiamo il significato di ricordare in modo però che la domanda rimanga coerente.

Per esempio, propongo questa definizione:

Immaginare e/o concepire un momento diverso da quello presente con la convinzione che sia reale, ovvero attraversi in un punto la linea temporale della nostra vita.

Paolo Casarini

In questo modo la domanda rimane sensata e coerente. Ma la risposta cambia. Perché se sicuramente riusciamo ad immaginarci il passato (e la parola immaginare non è casuale, essendo che raramente ci ricordiamo la realtà), con la nuova definizione possiamo potenzialmente anche ricordarci il futuro. Questo significa qualcosa di simile a immaginarlo, con una differenza: c’è la convizione che quell’immaginazione abbia toccato la nostra vita.

Ancora una volta, c’è problema con le parole. Abbia toccato è già al passato, e quindi dà un significato falsato. Per evitare questo problema bisogna considerare tutto il tempo come già avvenuto. E di per sé non è poi così sbagliato. E se anche lo fosse non importa, perché è una tecnica pratica che ignora la verità assoluta e serve solo per spiegare un concetto.

Cosa significa a questo punto ricordare il futuro? Significa vedere un momento e sentire che è reale nel momento in cui avviene (così come i ricordi sentiamo che sono stati reali nel momento in cui sono avvenuti). Giocando coi tempi verbali, si può dire che ricordare il futuro è immaginare un momento che è già avvenuto, ma nel futuro. La distinzione con qualcosa di destinato ad accadere è sottile ma credo importante, perché non è qualcosa che sta arrivando, ma qualcosa che è già arrivato, semplicemente dobbiamo ancora incontrarlo. Esiste già, ma è lontano. Se dovesse ancora succedere, come faremmo a ricordarlo?

A cosa serve ricordare il futuro

Per prima cosa dico che questo è un discorso che ha come obiettivo l’utilità pratica e non la verità assoluta delle cose.

Ora, perché tutto questo?

Per un motivo molto semplice: perché a volte, il futuro, possiamo ricordarcelo. Succede, come succedono tante altre cose. Qualcuno lo chiama sognare, ma il verbo ancora una volta è falsato perché:

  1. È la stessa parola che indica il sogno che si fa durante il sonno;
  2. Implica che sia qualcosa di magico, inesistente e falso.

 

Ricordare il futuro è diverso. È immaginare qualcosa in modo talmente chiaro che siamo sicuri sia vero. E l’utilità di essere convinti che qualcosa è già successo, ma nel futuro, è logica:

  1. Immagino/vedo/percepisco qualcosa che mi sembra vero, che mi fa stare bene e che sento così chiaramente dentro di me;
  2. Se non sto sognando, ma ricordando il futuro, significa che quello che ho visto è successo per davvero;
  3. Il mio sforzo per raggiungerlo è totalmente giustificato dalla certezza che funzionerà. Certezza, perché me lo ricordo.

 

Ovviamente possono esserci mille obiezioni. La logica è in generale imprecisa e debole, ma non è questo il punto.

Prima obiezione: ma non ci rende ciechi alla realtà?

Potenzialmente credo sia possibile. Ma c’è una differenza che credo renda ancora tutto più buffo, ed è il fatto che chi si ricorda il futuro sa bene qual è tutto il meccanismo logico che giustifica l’affermazione di ricordarsi il futuro. E quindi lui sa bene che la logica non implica realmente la perfezione della riuscita. È semplicemente uno strumento che lui terrà con sé per aiutarlo a lavorare con decisione, ma che, nel momento in cui si renderà conto che i rischi sono troppo alti, potrà smettere di usare a suo piacimento.

Seconda obiezione: è impossibile che quello che si immagini succeda veramente.

Giusto. Su questo c’è poco da fare, è così. Un modo per risolvere la questione è dire: “Amen, è vero, non succederà, ma immaginare che succederà mi fa comunque lavorare meglio rispetto al non pensarlo, quindi tutto sommato l’effetto pratico è positivo”.

Un modo più articolato (e che si arrampica sugli specchi) è giocare ancora con le parole e i significati. Perchè tecnicamente, da definizione, qualunque cosa che ti ricordi nel futuro non potrà mai NON avvenire, per il semplice fatto che non potrà mai AVVENIRE. Perché è nel futuro. Finché ti ricordi il futuro vedi sempre qualcosa che non è capitata, e se qualcosa è sempre non capitata, è come dire che non capiterà mai. Per definizione. Ma questa risposta è un po’ un giro a vuoto ed è più un divertimento che altro.

Conclusione

Come al solito potrebbe non esserci nessun tipo di senso, ma io mi sento affezionato a questo concetto di ricordare il futuro. Ci gioco da qualche anno e mi trovo bene. Ho usato l’idea anche per scrivere un libro, non pubblicato e che ho intenzione di rifare completamente, chiamato La Rivoluzione, che tra le altre cose ruota attorno a queste idee.

Credo che ricordare il futuro possa aiutare e abbellire le nostre vite. Così come lo fanno i ricordi del passato. Se in quello che è successo c’è malinconia, in quello che accadrà c’è speranza. Due emozioni da due ricordi differenti, ma entrambi possibili.

E per entrambi, è meglio non viverci troppo dentro.

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